Reiki e Counseling: da Usui a Rogers, un arricchente incrocio di percorsi
Il cammino verso la conoscenza di uno strumento, di una tecnica, procede per quella che è la mia esperienza attraverso un lento affinamento quotidiano: tendo a sentire lontani concetti quali “la piena padronanza”, il “sentirsi arrivati”.
Ricordo accadde già qualche anno fa, nel campo della fotografia: sapevo di non esser più agli inizi, annotavo progressivi miglioramenti quotidiani ma (consapevole la strada intrapresa non avesse fine) portavo in me questo sentire d’esser “sempre in cammino”.
La bellezza del sentirsi in cammino, in lento arricchimento quotidiano, mi accompagna ancora oggi tanto nelle Arti Visive quanto nelle pratiche della Consulenza Relazionale e del Reiki.
È un concetto che ritrovo inoltre anche nella scuola di Reiki scelta, Komyo ReikiDo, che ha come motto:
誉められても, (anche se lodato),
貶されても, (anche se criticato),
平然と歩め, (con calma prosegui il cammino),
歩め! (prosegui il cammino, vai!)
In cammino, semplicemente, senza che critiche troppo aspre rallentino il tuo incedere o lodi gonfino il tuo ego.
In cammino, oggi un po’ più in là di ieri, ascoltando la tua “Voce Interiore” per confermare la direzione scelta ad ogni passo:
per modularne l’andatura, allineandola al tuo sentire.
In cammino, sapendone apprezzare ogni giorno l’esperienza: un’esperienza che, interiorizzata, avrà peso specifico maggiore di idee, introietti, autoconvinzioni limitanti.
In cammino come a casa, poiché il cammino diviene familiare quando gli incroci che ti presenta riescono ad esser da te letti come conferme: come opportunità di arricchimento, piuttosto che vincolanti scelte da compiere.
Così è accaduto, percorrendo la via del Counseling e quella del Reiki, di lasciarmi sorprendere da piacevoli e fertili intersezioni tra questi due strumenti: di un paio di queste, riguardanti la sospensione del giudizio e l’empatia, vorrei parlarti oggi.
Il giudizio è visto nel Counseling come una tra le più grandi barriere alla comunicazione, al “contatto” con il Cliente.
La propensione al facile giudizio (secondo la lettura di Carl Rogers) ha le sue radici nel timore che, accettando incondizionatamente l’altro, possa avvenire un cambiamento anche in noi stessi: si giudica, quindi, per non correre il rischio che l’incontro con l’altro possa in qualche modo cambiarci, portarci a rivedere valori, prospettive o sicurezze acquisite.
Quando sospendo il giudizio nei confronti di chi ho di fronte apro quindi da un lato la strada all’empatia e, dall’altro, stimolo la forza di autorealizzazione che già esiste nella persona con cui mi sto relazionando.
A considerazioni analoghe giungo anche percorrendo la via del Reiki: similmente a quanto avviene nel Counseling, anche nel Reiki non lascio spazio al giudizio, in primis poiché consapevole di non poter sapere cosa sia giusto o sbagliato per la persona che ho di fronte.
Come operatore Reiki, quindi, lascio da parte l’ego per permetter all’Energia di agire fluidamente, liberamente, svincolata dalla mia intenzione: così facendo scompaio quasi del tutto e, sparendo, non posso esser in grado di giudicare.
Citando una recente lettura (fonte in calce all’articolo): “è doveroso per noi (operatori Reiki) sospendere il giudizio su ciò che riteniamo giusto o sbagliato per le persone, su ciò che vorremmo ottenere per bontà o per il nostro prestigio personale e semplicemente metterci a disposizione, avendo come unica responsabilità quella di entrare in comunicazione con la Vita, con la sua parte più profonda, quella che ci unisce e lega al Tutto”.
Reiki e Counseling si incontrano quindi nella sospensione del giudizio per far sì che nell’interazione con l’altro, come anticipato sopra, trovi spazio l’empatia.
(Queste due modalità di relazione sono d’altronde collegate, poiché solo nella sospensione del giudizio vi può essere empatia: la prima è quindi propedeutica alla seconda).
Seguendo la via del Counseling incontriamo l’empatia nell’efficace definizione di Rogers, secondo il quale empatia è il saper vivere in modo intimo il mondo del Cliente come se fosse il proprio, senza mai perder la dimensione del “come se”.
Come Counselor, operando in questo clima di empatia, so cogliere in ogni momento come si muova l’esperienza del Cliente nel mondo del Cliente, senza perder mai la mia identità.
Ad una simile visione di empatia può condurci anche il cammino del Reiki: quando durante un trattamento lascio che le mani siano guidate dal Byosen 病腺 (dallo squilibrio energetico percepito nel corpo del ricevente), sto usando la mia capacità di entrare in risonanza con la persona che è lì con me – una forma di empatia anch’essa.
Lasciarmi guidare dal Byosen mi permette quindi di “entrare in profonda comunicazione con il ricevente, tanto da creare un’unità nei campi di informazione e di sentire l’altro come fosse una parte di me” (cit.).
Pur derivanti da percorsi differenti, trovo queste due visioni di empatia piacevolmente accostabili e valorizzanti in quello che è il mio quotidiano impegno al tuo supporto.
Counseling e Reiki: pratiche in realtà più vicine di quanto non si pensi e che, come visto in questo articolo, camminano fianco a fianco interagendo ed intrecciando spesso i loro percorsi.
Così metto in gioco questi elementi, nel rapporto con te: li lascio liberi di creare quante più arricchenti intersezioni tra strade che, per loro natura, non son mai parallele.
Così uso questi elementi: permetto loro di aumentare i punti di contatto per creare una trama unica, personale, che sappia sostenerti al meglio in quello che è il tuo bisogno.
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Se preferisci approfondire la tua conoscenza con letture private, dai un’occhiata a:
– Carl R. Rogers “La Terapia Centrata sul Cliente” Ed. Giunti
(Nota: in questo articolo, parlando di Counseling, si è fatto principalmente riferimento ad un approccio Rogersiano)
– R. Carone, F. Tuzzi “Reiki: ritorno alle fonti” Ed. Amrita
(Nota: da questo testo sono state tratte le due citazioni sul Reiki nel virgolettato, ® R. Carone & F. Tuzzi).
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Buona lettura, e buon cammino!
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